Sto parlando di Niccolò Piccinino, capitano di ventura perugino…del quattrocento; ventotto anni al servizio di chi meglio lo pagava: la signoria di Montone, la Repubblica di Firenze, il Ducato di Milano.
Delle sue battaglie, la più famosa è quella di Anghiari svoltasi nel 1440. Quella volta era a capo delle truppe dei Visconti e subì una sconfitta, neanche troppo violenta dice il Macchiavelli, per mano dei Medici di Firenze che da quel momento si riappropriarono del dominio in alta valle del Tevere.
A Piccinino non restò che tornare a Milano.
Era partito dall'Umbria…con precisione da Caligiana, dove era nato nel 1388.
Caligiana è un piccolo borgo, mai fortificato, sulle colline attorno al Trasimeno, nei pressi di Colpiccione, Castel Rigone.
Si narra che il nome Piccinino sia legato alla bassa statura, così bassa da entrare nello zaino di un mercenario tedesco per scappare da un castello accerchiato...
Di certo non era uno da farsi scrupoli. I fiorentini lo considerarono un traditore quando decise di assoldarsi ai Visconti, appesero pure la sua effigie in piazza e lo fecero ricercate da un altro condottiero, Niccolò da Tolentino, che lo localizzò in una cascina cui diede fuoco..ma il piccoletto…sguinzagliolò via un'altra volta, giù per un dirupo.
Anni dopo, Piccinino si vendicò del Tolentino…lui riuscì a catturalo e lo uccise proprio giù per un burrone.
A parte queste e altre scaltrezze…in battaglia non riportò mai grandi risultati.
Chissà come sarebbe stata la vita del Piccinino se fosse rimasto a Caligiana?
Di certo non meno forte e violenta. Forse un po' più onesta…il padre aveva una bottega di macellaio e iscrisse il figlio alla sua arte…ma questo non ne volle sapere, preferì, giovanissimo, seguire il fascino e le orme del conterraneo e contemporaneo Braccio Fortebraccio.
Questa curiosità sul luogo perugino d'origine del nostro uomo d'armi ci muove per una nuova escursione in una mite giornata autunnale.
Siamo sull'itinerario M11 dei percorsi Trekking del Trasimeno.
Devo dire…Caligiana di per se delude…non ha più la dimensione del borgo, le poche case, da come sono state restaurate e chiuse le une alle altre con recinzioni più o meno impenetrabili …non invitano a soffermarsi. Niente a che vedere con il fascino di molti altri piccoli, piccolissimi aggregati sperduti in mezzo ai boschi che a volte, seppur disabitati, ti accolgono con più calore.
Ecco forse c'è un elemento che ha attirato di più la mia attenzione: il minuscolo cimitero ai bordi delle case prime di entrare. E' dismesso…ma emana tutto il suo fascino, come se da quella terra racchiusa fra le quattro mura uscissero fuori ancora storie.
Mi sono sempre domandata che fine faranno questi cimiteri di campagna…la natura se li riprenderà, meglio così.
Il percorso della camminata nei boschi e in mezzo ai campi e oliveti vale veramente la pena!
Si lascia godere, specialmente in questo periodo dell'anno.
L'incontro fortuito con 2 anziani signori che da soli raccoglievano le olive, un piantone per volta in mezzo al nulla, mi commuove. La signora ci chiede: "Che ore sono che non ho portato il cellulare!?"
Non l'orologio...il cellulare.
Non l'orologio...il cellulare.
Incredibile…
Poi le chiedo se posso farle una foto, sono un po' distante da lei, ho la macchina fotografica forse lei non la scorge…comunque mi risponde:
" Uh…sono così brutta che spacco lo schermo del telefono!!"
Incredibile ancora…
Sono 2 anni che ho anche fare con un progetto per la digitalizzazione delle persone anziane…ma questi sono veramente avanti!!!
Da riflettere…
TUTTE LE FOTO DELL'ESCURSIONE
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