domenica 10 maggio 2015

Per una volta...un nemico diverso!

Qualche volta le storie succedono all'incontrario…e questa, che oggi siamo andati a conoscere sui luoghi in cui è avvenuta, è una di quelle.
E' la storia del luogotenente della Wehrmacht Paul Riedel…che questa volta non possiamo definire terribile e spietato, ma al contrario intimamente buono e coraggiosamente disobbediente agli ordini disumani dei suoi superiori.

Oggi è stato possibile per noi fare una escursione nei luoghi ove questa vicenda si è consumata al tempo della seconda guerra mondiale, grazie al grande lavoro di ricerca e documentazione che ha effettuato qualche anno fà la professoressa Marinella Saiella, imbattutasi per caso venti anni prima nell'enigma di un soldato tedesco seppellito nel piccolo cimitero di Migiana di Monte Tezio

Ho ricevuto in dono il testo della ricerca, da un'altra prof…che ci perdonerà se la appelliamo così…ma tant'è… si tratta proprio della prof di italiano di Giosuè…
Così oggi …partiamo in direzione di Migiana di Monte Tezio, sbagliando clamorosamente strada più volte…e dimenticandoci della gara Grifonissima in corso…costretti a fare tutto un giro attorno a Perugia prima di raggiungere il punto di partenza: la chiesa di Migiana.

E' un borgo quasi disabitato, che conserva intatto tutto il suo fascino, immerso in una rigogliosa natura, merita una attenta osservazione e la più rilassata contemplazione del paesaggio che si apre agli occhi del visitatore, è come trovarsi in un balconcino naturale sulla costa orientale del Tezio. Il cielo è terso e potremmo rimanere per ore a scrutare l'orizzonte. 

Cominciamo, però, la nostra breve passeggiata, cerchiamo il cimitero…vogliamo iniziare a raccontare la storia di Paul dal luogo in cui è sepolto. Attraversando il piccolissimo paese tanti elementi rapiscono lo sguardo: una edicola, la fonte, il riflesso della luce del sole sull'acqua della sua vasca, rose, pergolati, alberi di fico addossati a muri di case ormai vuote…ma riecheggianti di suoni, di azioni; fuori nei cortili ancora attrezzi, oggetti, ruggine, vasi; i tetti rattoppati, il tentativo di qualche nuovo o vecchio proprietario di non far crollare tutto nell'attesa di avere il tempo ( e forse i soldi) di restaurare questi poveri edifici, quando ecco che scorgiamo il piccolissimo cimitero…in un attimo siamo dentro l'antologia di Spoon River…

Troviamo il cancello chiuso…ma è talmente piccolo che riusciamo ugualmente a vedere la tomba di Paul Riedel…nel piccolissimo cimitero sono rimasti solo due loculi con la lapide! A terra le solite piccole croci e i paletti di ferro arrugginito con su scritte, forate, le parole: bambini, bambine, uomini e donne…ma crediamo siano tutti riesumati. 
Anche Paul è stato seppellito a terra, è morto nel 1944, poi la madre è venuta nel 1950 in Italia e lo ha deposto in un loculo donato da una famiglia del paese.

Paul guidava un comando della Wehrmacht in ritirata su questi luoghi nel giugno del 1944, giungendo da Perugia pensò con i suoi uomini di appostarsi qui a Migiana per la sua posizione dominante e in particolare si stabilì al Castello di Procoio, poco sopra, dove noi andremo appena vistato il cimitero. 
E' a questo punto che la sua storia si intreccia con quella degli abitanti del luogo e del castello…la guerra aveva fatto maturare in Paul una sorta di vergogna per gli atti miseri di cui si era macchiato il suo popolo e per la mostruosa ideologia dei suoi capi, Paul era gentile e comprensivo con gli abitanti di Migiana, portava rispetto e comprensione. I fatti culminarono nel giugno alla fattoria di Fontenovo, poco più a nord del paese.

Anche noi ci vogliamo dirigere verso questo piccolo agglomerato di Fontenovo, per vedere con i nostri occhi, oggi è un'azienda agricola attiva, non possiamo entrare c'è un cancello chiuso…ma ci posizioniamo in un piccolo poggiolo al suo esterno per finire di leggere cosa accadde lì nel 1944 ( tratto da Marinella Saiella - "…ricordando la madre lontana…" Storia di un nemico diverso pag 35-36)  : "

Quando arrivarono le truppe tedesche, intorno al 20 giugno, la piccola Velleda era appena nata e 
riposava nel letto, insieme alla giovane madre: all'improvviso i soldati irruppero nell'edificio, urlando, radunarono gli uomini nel cortile, minacciandoli di morte, soprattutto quando trovarono una pistola addosso al fattore. Alcuni dei militari perquisirono le stanze della casa ed entrarono nella camera da letto, dove si trovava la neonata con la sua mamma: come spesso capitava in quei tempi, il furore animalesco di un esercito occupante s‟indirizzò soprattutto nei confronti degli innocenti indifesi. Un soldato strappò la piccola alla mamma e la passò ad un compagno, come per un tragico gioco incosciente (“I soldati, ubriachi e selvaggi, facevano paura, non avendo nulla da perdere...Dovevano bruciare, distruggere, uccidere...questi erano gli ordini.”): la situazione sembrava incontrollabile e inevitabile una tragica fine....Quando, all'improvviso, entrò il giovane tenente Riedel che comandava il reparto, si rivolse urlando ai suoi sottoposti e li cacciò dalla stanza, non prima di aver preso in braccio la neonata ed averla restituita al confortante tepore del seno materno. Dopo, presero possesso degli edifici di Fontenovo e lì stabilirono un nucleo di resistenza armata : per tutto il tempo che vi rimasero, l‟ufficiale tedesco veniva a trovare la piccola, che in qualche modo aveva salvato dalla violenza dei suoi soldati. La prendeva in braccio, andava vicino alla finestra della camera e guardava con un‟insolita tenerezza il suo faccino: chissà che cosa cercava in quella vita innocente appena nata, chissà quali pensieri, quali immagini, quali ricordi terribili gli tornavano alla mente!
A questo punto è bene lasciare alla protagonista il compito di raccontare i momenti conclusivi della storia, considerando sempre che a lei, testimone inconsapevole, i fatti sono stati trasmessi dagli adulti che li hanno vissuti: “Le cose a un certo punto precipitarono: era la fine di giugno e gli alleati nel loro lento procedere da Perugia verso nord, erano ormai arrivati nei pressi di Migiana, pur con le difficoltà legate alle strade strette, polverose, in gran parte inagibili...Giunsero alla Forcella, dove c‟è il bivio che porta al paese e allora le bombe, i colpi di cannone e mitragliatrice si fecero sempre più vicini. Era il 29 giugno e i miei sentirono un gran vocio, un rumore di passi pesanti ed urla  frenetiche: i soldati litigavano fra loro e si rivolgevano con rabbia al loro comandante...In poco tempo rifecero gli zaini ed uscirono dalle case, dove rimase solo Paul che indicò agli abitanti della fattoria un rifugio sicuro dalla tempesta di fuoco che si stava sviluppando, una grotta scavata lungo le pendici del Tezio, che era stata già utilizzata con questo scopo. Andammo tutti lì e da quella posizione sopraelevata rispetto alla fattoria i rifugiati videro il tenente che, vestito di bianco, si muoveva nella zona del cortile, diventando un perfetto bersaglio per il fuoco nemico.
Infatti, quando si fermò la battaglia, alla sera, noi tornammo giù e lo trovammo riverso sotto un albero ( denominato l'albero del tedesco), coperto di sangue. Tutti lo circondarono, muti. Mia madre andò a prendere un lenzuolo per coprirlo: un atto di pietà riverente, che continuò nei giorni successivi, fino al funerale....”
“Si svestì della divisa e mise un completo chiaro, pantaloncini e maglietta, e con quelli si mise in una posizione favorevole per essere colpito da lontano....Voleva morire, evidentemente!”

Dopo la fattoria di Fontenovo, saliamo al castello di Procoio per una traccia di sentiero…violando, attraverso un piccolo passaggio nella recinzione, la proprietà privata del castello. Oggi infatti il castello, costruito nel 1400 come castrum e ricovero per  animali e persone … è divenuto una fastosa residenza di lusso, i recenti rimaneggiamenti  ci confondono un po' le idee…ma per fortuna troviamo il castello desolato, chiuso direi, e possiamo indisturbati andare avanti con la lettura del racconto di Paul.


Leggiamo altri passaggi del lavoro di Mariella Saiella che ci riporta un altro episodio avvenuto proprio davanti al castello da cui  si rileva la bontà del tenente impegnato questa volta a proteggere gli animali della famiglia del castello dalle bravate dei suoi uomini…che per gioco sparavano alle galline privando la famiglia del cibo di che sopravvivere.

Tutto questo costò la vita a Paul Rider, ma anche la grande stima degli abitanti di Migiana che adottarono Paul da morto e si presero cura della sua tomba fino ai giorni nostri.

Paul teneva un diario, in cui registrava tutto: i fatti, gli stati d'animo e la volontà di essere seppellito a Migiana, qui aveva lasciato il suo cuore e qui sarebbe voluto rimanere per sempre dopo quel gesto coraggioso e premeditato di immolarsi! Fu così che anche i suoi familiari vennero a conoscenza della sua volontà; la madre giunse in Italia 5 - 6 anni dopo a piangere sulla tomba del figlio e a conoscere Velleda, la bimba da lui salvata, e tutti gli altri abitanti. Fù lei che fece scrivere le parole che ancora oggi si possono leggere nella sua lapide:

“Pace all‟anima - del L.T. PAUL

RIEDEL - n. a Munchen il 20 agosto 1919 - morto il 29 giugno

1944 - per l‟adempimento del dovere - combattendo in Italia - e ammirando le sue 

bellezze - nella luce della fede cattolica - desiderò che anche la sua tomba – fosse 

in suolo italiano – pur ricordando la madre lontana”.


A noi, che andiamo sempre in giro a scovare luoghi partigiani o luoghi degli eccidi nazifasciti, ci sembra questa una favola, una favola al rovescio…ma siamo onorati di averla scoperta e non possiamo non essere grati a chi ha saputo ricostruire attraverso fonti dirette e indirette, scritte e orali questa perla, ci impegneremo nel nostro piccolo a diffonderla…certi che di storie così ce ne siano molte altre da far riaffiorare…anche questo ci sembra sia un dovere!