sabato 27 dicembre 2014

Di monti acuti...

Chissà quanti Monte Acuto esisteranno al mondo? Credo tanti, tantissimi…possiamo essere sicuri che molti di quelli che si stagliano semi-isolati con la loro regolare forma di cono su una sottostante valle pianeggiante, si chiamino Monte Acuto o simili denominazioni.

Oggi, 26 dicembre, siamo andati a "scalare" quello nostro, umbro, a nord di Perugia in direzione Umbertide.



La sua accentuata forma aguzza ci fa presagire una bella scarpinata…quasi 700 metri di dislivello. Questa passeggiata la consiglio a chi, con i bambini, è già abbastanza allenato.

Si raggiunge in auto la località San Giovanni del Pantano, dopo il ponte sul fiume Nese si imbocca la prima strada sulla sinistra e si parcheggia alla prima a destra, nei pressi di un casolare.


Qui inizia il percorso, per primo si incontra una torre medievale con attorno degli annessi, un po' usati, un po' abbandonati. Qualcuno ha decorato un alberello nella vecchia aia con strenne natalizie…che ondeggiano al vento come bandiere e brillano al sole…forse è l'alberino di Natale più strano che abbia visto!


Superato questo, si devia in salita per il sentiero 170b a destra fino a giungere ad una cappella, è la cappella di Sant'Angelo, secondo me si chiama così per via del suo allineamento con il quartiere più a nord di Perugia città, Porta Sant'Angelo per l'appunto. 


Poi si continua a salire entrando nel bosco fino a uscire fuori in un pascolo. La cima non la si perde di vista quasi mai…così i bambini mi chiedono: come mai si sposta? Ora senza scomodare il principio di relatività galileiano…riesco a spiegar loro che questo effetto è dovuto al moto relativo fra l'osservatore e il punto osservato senza suscitare troppo stupore nelle loro giovani menti…ed ecco che ci troviamo in un attimo in località Galera. E' un villaggio colonico abbandonato disposto in una terrazza naturale dall'ampio panorama, molto suggestivo. E' il punto perfetto per fare una sosta, ripararsi dal vento gelido, immaginarsi la vita quassù.



Quando si decide di ripartire si può continuare fino a raggiungere la cosiddetta Cima Cerchiaia. Si tratta di un castelliere, di cui la nostra regione è ricca. I castellieri sono insediamenti protostorici, che sfruttavano la presenza di piccoli avvallamenti in prossimità di una cima come misura naturale di difesa. Le fortificazioni sono in genere costituite da aggeri e palizzate di legno. Nei castellieri a muraglione, al contrario di quelli a terrapieno,  le cinte sono costruite con blocchi di pietra e possono mancare sui versanti già naturalmente difesi. Gli accessi possono essere fortificati.
E' abbastanza facile ipotizzare la presenza di castellieri, occorrono, però, degli scavi archeologici per affermare la certezza della loro presenza. Qui sul Monte Acuto, una campagna di scavi ha portato alla luce varie testimonianze che confermano la presenza di un presidio che faceva parte della rete di avvistamento e difesa delle vie di comunicazione che attraversavano il confine tra il territorio etrusco e quello umbro, ossia il fiume Tevere.
Successivamente tra il VI e IV sec. a.C. la vetta di Monte Acuto è divenuta sede di un santuario di altura dedicato a una divinità protettrice delle attività agricole e pastorali. Durante gli scavi svolti dalla Soprintendenza ai beni archeologici nel 1995 sono stati rinvenuti numerosi bronzetti votivi a testimonianza del culto propiziatorio che qui si praticava.




A questo punto è' tempo di tornare indietro…si procede verso sud guadagnando l'ampio crinale che porta alla vetta del Monte Acuto per poi scendere ripidamente al punto di partenza…dai 920 mt della cima ai 300 del pian del Nese.

venerdì 7 novembre 2014

La traccia del drago...nella Valle del Carpina.

A volte, non sempre, ... fa bene ripercorrere qualche traccia del passato.
Ognuno di noi può interpretare questa frase in vari modi, nel caso nostro di domenica scorsa, si è trattato proprio di ripercorrere fisicamente una traccia di sentiero su cui c'eravamo trovati più di 4 anni fà, in compagnia di amici e colleghi, tutti appassionati estimatori di boschi, natura, escursioni, storie.
L'itinerario in questione, è l'anello Borgo Coloti, Pieve de Saddi, Rocca d'Aria, in zona Montone, percorso al tempo sotto la guida di Gino Martinelli a caccia di foglie ( leaf peeping) insieme a fotografi, giornalisti narranti, esperti di racconti di viaggio… questa volta ci torniamo del tutto da soli …beh si fa per dire, siamo sempre in 6: mamma, papà e i 4 bambini, di cui l'ultima in zaino per un totale di 9 km e 350 m circa di dislivello.



E' una mite giornata di novembre, il bosco ci invita ad entrare…una sbirciatina verso il borgo, Anna e Franco saranno svegli? Sembra di no…non si vede nessuno; partiamo, ci incontreremo dopo alla Festa del Bosco a Montone.



Questa volta l'ispirazione ci è data dalla leggenda di San Crescenziano e il Drago. Crescenziano era un legionario romano del tempo di Diocleziano, portatore della fede cristiana nella Valle Tiberina. Come più volte vuole l'agiografia dei santi, qui, Crescenziano dovette sconfiggere un temibile drago che uccideva la popolazione con il suo alito letale. Crescenziano morì martire, prima bruciato e poi decapitato, non dal drago, però! Lungo il tracciato dell'itinerario incontreremo la fonte del drago, una sorgente sulfurea ritenuta la tana del mostro, e giungeremo alla Pieve de Saddi, ove venne seppellito Crescenziano. La leggenda vuole che a Pieve de Saddi fossero stati rinvenuti una costola dell'animale e un frammento dell'elmo di Crescenziano…tanto basta per credere a questa storia!
Quindi, descrizione dell'itinerario e mappa alla mano... ci incamminiamo.







 Ed ecco tutte le foto della nostra escursione.


giovedì 9 ottobre 2014

Marzolana: il bosco supermercato e il bosco condominio

Bosco supermercato, bosco condomio... non potevano trovare parole più azzeccate di queste, i soci della cooperativa La Marzolana, per invogliarmi ad una visita al loro bosco, nei pressi di Sant'Arcangelo sul Lago Trasimeno.




Dico il "loro" bosco perché negli anni 80 un gruppo di abitanti della zona, consapevoli dell'importanza del bosco per la qualità della propria vita, si associa in forma di cooperativa e lo acquista preservandolo da uno sfruttamento non responsabile o peggio ancora da una possibile cementificazione.




Questa storia coraggiosa andrebbe imitata in tanti altri luoghi a rischio.
E' questo fatto che mi ha attirato prevalentemente, ma molto altro mi ha regalato quest'escursione con la famiglia nel bosco della Marzolana, compreso un eccitante  imprevisto…che ha reso l'uscita memorabile nei nostri ricordi e racconti: un bell'attacco di uno sciame di vespe, 3 vittime su 6 persone che ancora narrano l'avventurosa uscita ad amici e compagni di scuola! A parte lo spiacevole inconveniente, con cui inevitabilmente chi escursiona qualche volta deve fare i conti…abbiamo potuto apprezzare uno splendido sole, bellissimi panorami sul Trasimeno, la rigogliosa varietà della natura.



Tutto intorno le tracce di un rispettoso sfruttamento dei prodotti del bosco: la legna accatastata, le orme di un cercatore di funghi, gli spari dei cacciatori. La Marzolana cooperativa ci riesce: fa convivere in questo bosco un po' tutti, i soci, i visitatori, gli escursionisti, le scolaresche, i cacciatori, chi cerca frutti dalle piante ( i corbezzoli sono abbondantissimi) o dal sottobosco e chi cerca solo pace.




Per rendere speciale la nostra escursione domenicale, questa volta alla Marzolana abbiamo deciso di raccogliere tutte le specie vegetali presenti e arricchire il nostro erbario. La raccolta dei campioni è molto divertente, poi a casa li abbiamo disegnati, aggiungendo la denominazione, la data e il luogo di raccolta, poi li abbiamo messi ad essiccare.
rare volte riusciamo a completare il processo inserendoli in un raccoglitore perché non riusciamo a proteggere il nostro raccolto dalla polvere, dagli insetti, dal cane e dal gatto …che ci rovinano sempre l'opera, ma poco importa…ogni volta ne impariamo una nuova!



L'itinerario completo qui

ALTRE FOTO DELL' ESCURSIONE




martedì 30 settembre 2014

Alle radici del paesaggio umbro

Finalmente, dopo vari tentativi e camminate nei suoi dintorni…sono riuscita in settembre a visitare l'interno dell'Abbazia di Montelabate, di cui ho già raccontato altre cose. L'occasione mi è stata offerta dal Forum Regionale Paesaggio e Geografia 2014.


Ho partecipato al seminario con molto interesse, approfondendo le conoscenze su origine, sviluppo  e ruolo dei monasteri benedettini per il nostro territorio. Una interpretazione del territorio che rimbalza agli occhi di qualsiasi attento osservatore, camminatore paziente, curioso esploratore delle campagne umbre. 

Il tema del monachesimo è una trama per una cultura comune dell'Europa, gli studiosi lo individuano come un fattore che sin dal tempo avrebbe potuto forgiare l'unita dei popoli:
- una regola, una liturgia, un linguaggio, una rete e gli stessi strumenti per documentare, per comunicare, un sistema e una metodologia per amministrare la gestione economica, una autorità centrale politica…ecco da questo ultimo elemento si capisce che la natura della spinta non poteva portarci molto lontano!
Ci ha portato...però… ad una tale esplosione di congregazioni e fondazione di relativi siti benedettini che solo in Umbria erano rimasti incensiti fino al 1997 quando si è avviato qusto lavoro portato a compimento oggi con la pubblicazione "Le abbazie benedettine in Umbria": una bellissima opera per la tutela e la valorizzazione del paesaggio e dei suoi archetipi. 

Venendo quindi alla vista dell'abbazia, posso vantare di avere avuto una guida atipica, una amica, una al cui fianco sin da bambina ho coltivato il gusto per la scoperta! Non so se sarà contenta di questa presentazione, ma eccola quà!




Mi ha condotto dalla chiesa abbaziale, un'unica navata con ampie volte a crociera su splendidi bianchi costoloni, alla cripta, preziosissima, lasciata inviolata così nel tempo, passando per un bellissimo chiostro duecentesco, su due logge contrapposte ornate dal solito gioco delle colonnine tutte differenti, che solo per fotografare la bellezza dei particolari di queste colonne potresti perderti dall'eccitazione. 



Al primo piano della loggia si accede alla sala del capitolo, questa ancora ornata di dipinti tra cui velocemente riconosco oltre alla Crocifissione e ad una Vergine in trono, anche un San Benedetto con la regola in mano.


E poi passiamo a qualche ambiente maggiormente legato all'aspetto di azienda agricola che era e che è ancora! 


Entro in cantine, possibili stalle, magazzini di un tempo…e trovo anche oggetti della odierna azienda agricola, quasi come se il passaggio fosse avvenuto senza soluzione di continuità, cosa che invece sappiamo non essere stata così: pure qui, l'occupazione napoleonica soppresse l'abbazia e fece espropriare i suoi beni. I monaci poterono tornarci solo dopo il 1815, ma poco dopo, nel 1860 l'abbazia fu definitivamente chiusa. Il complesso fu indemaniato e divenne una fattoria…a cavallo fra le 2 guerre arrivò l'abbandono. Pensate che durante la seconda guerra servì come deposito per le opere d'arte della Galleria Nazionale dell'Umbria e della Biblioteca Comunale!

Nel 56  la acquistò  il sen. Gaslini e oggi, grazie alla Fondazione Gaslini, la possiamo rivedere restaurata e usata pubblicamente!


Riconoscere le piante medicinali in città...in notturna!

Recentemente mi sono innamorata dell'idea di passeggiare di sera per le vie della città, in compagnia dei mie amici del Piedibus Serale della Salute e del Ben Essere ... girovago per le vie del centro storico, riattivando memorie, ricordi, pensieri, imparando sempre qualcosa di nuovo, incontrando persone.

Questa che vi racconto però è un'altra serata strana...un'altra invasione green, più o meno dello stesso genere, svoltasi il 26 settembre a Perugia, al Borgo Bello, inserita nel più ampio contesto della Notte dei Ricercatori.

Tra le tante iniziative organizzate, io ho partecipato a una passeggiata in notturna a cura di Aboca - Sotto la guida di esperti conoscitori di erbe officinali, alla ricerca di quelle erbe che nascono in città: da Palazzo della Penna, ai Tre Archi fino a Via del Cortone.

Questa idea del passeggiare di notte mi sta proprio contagiando e ho voluto provare se potesse essere una opportunità anche per approfondire le mie conoscenze di botanica.
Come se non bastasse, insieme allo staff di S8, ho testato anche la versione beta di AHEAD APP, un'applicazione ideata per far raccontare video-storie alle persone anziane... sì forse ho esagerato, ma alla fine è stato divertente. Anche se non sono riuscita a catturare una foto decente, mi si è accesa una curiosità sfrenata per queste erbe spontanee di città che fino ad oggi ero portata a considerare per lo più solo delle erbacce.
Disattenti le ignoriamo, ma loro tenaci e imprevedibili, ci annunciano la forza della Natura, anche in un ambiente ostile come quello urbano. Sviluppano continuamente nuove strategia di adattamento e noi umani dovremmo imparare da loro. 
Insomma adesso possiedo un bel manualetto che tengo sempre in tasca e che consulto ogni volta che poso l'occhio su un muro, il bordo del marciapiede, i margini della strada. Osservo attentamente il colore del fiore, le foglie, il fusto e oramai riesco a riconoscere la buona pianta di città. Non solo per boschi, quindi, ma anche in giro per le nostre inquinate città, possiamo osservare la vegetazione spontanea e quelli che dicono: "guarda che degrado qui ,è pieno di erbacce"...beh quasi quasi...si sbagliano!


Il piccolo giro è iniziato appena fuori al Palazzo della Penna, negli interstizi delle scalette di Via Viri non poteva mancare la Porcellana Comune, la famosa erba da marciapiede, si attacca radente e resiste anche al nostro calpestio...solo i primi in testa al gruppo infatti si accorgono della sua presenza...
Poi è la volta della più nota Malva Selvatica, sul pratino di fronte ai Tre Archi ce ne è un ciuffetto  ridotto per lo più a uno sticchione...uno zelante operaio del Comune di Perugia ha ovviamente pensato di fare più bella la città tagliandola con il decespugliatore...ma forse se l'avesse lasciata crescere, lei ci avrebbe pregiato del suo bel colore viola. 
Poco più in là...sotto una cassetta dell'energia elettrica...crescono anche i pomodori! Una Solanum Nigrum se la cava tra la sporcizia e il diserbante.
Via del Cortone è sicuramente la via più soddisfacente per la presenza di una ricca vegetazione, qui ci sbizzarriamo: anche la Menta Selvatica troviamo...ovviamente ci tocca infilarci fra le automobili parcheggiate. Sulla scarpata dal lato di San Domenico è il tripudio della Piantaggine, mentre più giù, verso Ripa di Meana, domina la Vitalba di bianco fiorita. 
Non vi dico quanto è bello ritornarci di giorno ...  indossando questi fantastici occhiali da botanico!


mercoledì 30 luglio 2014

In giro per il contado...

Oggi abbiamo deciso di esplorare i piccoli borghi che si trovano nel cosiddetto contado di Porta Eburnea di Perugia…fuori dalle porte della città. Partenza da Sant'Enea da casa di Renate.


La mappa ce l'abbiamo, la guida pure, usiamo un lavoro svolto qualche anno fa da alcuni studenti perugini…molto interessante!
Perugia è là, la scorgiamo vicina adagiata sui suoi colli. Nell'Italia medioevale, esercitava il suo controllo fino a qui…una naturale estensione della città, economia rurale del medioevo.
Faremo un giro sui luoghi del torrente Caina che in questi giorni piovosi è gonfio di acqua.
Nel territorio dei vari contadi cittadini si trovavano castelli (piccoli villaggi fortificati) e ville (prive di mura); nel XV secolo le ville cominciarono tutte a trasformarsi in castelli per avere maggiore protezione.
Prima tappa: San Biagio della Valle, anche questa una villa fortificatasi sul finire del 1300.
Sappiamo che troveremo ancora i segni dei vari terremoti che qui si sono succeduti, quello del 97 e poi quello del 2009. Giunti a San Biagio, infatti, per prima ci si presenta ai nostri occhi la bella torre cilindrica del castrum del paese con la sua imbracatura di legno.


Aggirandosi dentro le mura, protagoniste sono loro..le case con le loro gabbie…ormai fradicie. Gli abitanti del borgo pensano che noi ne vogliamo acquistare una di queste casette abbandonate e ci ammiccano speranzosi.
Una signora affacciata alla finestra ci racconta la storia di una piccola edicola incastonata al muro della sua casa, custodisce questo bene prezioso non tanto per il valore storico della maiolica risalente alla fine del 1800 proveniente dai famosi forni Ficola di Deruta…ma per la storia della mano mancante alla Madonna raffigurata. Ci racconta chi e perché la ruppe con una sassata…mi sembra un privilegio saperlo, una confidenza speciale. Ecco adesso posso dire di saperne una più del diavolo…su San Biagio della Valle!


Al bar del paese…una frase colpisce l'attenzione dei bambini: oggi piove, domani no!
Così, fiduciosi ripartiamo per visitare il Bosco Sereni. E' un bosco antico, un bosco di pianura, una rarità, esiste qua dal medioevo, importantissima riserva di risorse, sempre in equilibrio con le superfici destinate all'agricoltura e all'allevamento, allora come adesso.


Per passeggiare un po' nel bosco bisogna farsi aprire il cancello dai proprietari.



La pioggia incombe, ma noi facciamo due passi, passiamo per l'ottocentesco casino della caccia ci addentriamo un po' e se non fosse per le specie arboree presenti sembrerebbe di trovarsi nella foresta pluviale…cerri, roverelle, lecci e carpini con relative specie arbustive da sottobosco ci ricordano che siamo in Umbria.



Il temporale, poco distante, ci caccia fuori dal bosco e ripartiamo alla volta di Bagnaia.
Anche qui vicende di incastellamento e …cavalieri.
Seduti ad una panchina, difronte ad una piccola porta aperta nelle mura, ascoltiamo meravigliati la storia di Pian della Battaglia.
Nel 1365, in una piana ad ovest del paese, tremila cavalieri rimasero sul campo nel corso dell’epico scontro tra i mercenari anglo-ungheresi di Sir John Hawkwood, mandati dal papa per sottomettere Perugia, e quelli tedeschi di Hanneken von Baumgarten, a difesa della città. Gli inglesi furono sconfitti e fatti prigionieri dentro il castello di San Mariano.

E' incredibile…cosa può riservarti un giro per le campagne di Perugia!


Rientrati a casa di Renate a Sant'Enea per rimanere in tema di paesaggio medioevale...ci concentriamo in una partita a Carcassonne!

ALTRE FOTO QUI 





giovedì 26 giugno 2014

Il giorno perfetto a Perugia: una visione della mia città.

Quest'inverno ho avuto il privilegio di seguire un laboratorio di scrittura creativa tutto incentrato sulla mia città: vivo, scrivo, immagino, rappresento Perugia. Ho osservato molto, descritto, rielaborato dentro di me molti spazi ed elementi imprescindibili del mio paesaggio interiore ed esteriore. Ieri sera ho assistito all'evento conclusivo del progetto: una produzione teatrale denominata Visioni di città creata a partire dai testi che alcuni cittadini creativi, giovani studenti  e noi partecipanti al corso abbiamo elaborato.
Con la testa piena delle suggestioni ricevute ieri sera: parole, suoni, movimenti, colori che parlano di Perugia mi accingo a trascorrere un giorno perfetto in città con gli immancabili mie bambini! Ed ecco i nostri consigli!

Con questo post partecipo al concorso La battaglia delle Nazioni HRS.

La Perugia perfettà per i piccoli viaggiatori è quella non tradizionale, quella nascosta fra i suoi vicoli ! Un gioco, una ricerca, un nascondiglio, una scoperta!

L'ingresso in città è più originale e divertente se abbandonate l'automobile a Pian di Massiano, zona stadio, e salite con il minimetrò, mezzo di trasporto molto discusso e polemizzato, ma di sicuro impatto nell'immaginario del viaggiatore che si accinge ad entrare a Perugia: irta, aspra, tenace.



All'uscita, al Pincetto, ad accogliervi la luce, il giardino, ampi scenari. Ci si addentra poi in Via Oberdan e al punto informativo in Piazza Matteotti potete cominciare l'esplorazione giocosa con i vostri bambini: procuratevi una mappa cartacea della città, esistono ancora, sapete, orientarsi sarà già un'avventura!


Dopo aver goduto della vista della magnificienza del Palazzo dei Priori e della Fontana Maggiore, volgete le spalle ai fasti del salotto di città e dirigetevi verso il contado settentrionale: il rione di Porta Sant'Angelo.
Fate cercare ai bambini Piazza Danti, passate lungo il fianco della Cattedrale e scendete al vicolo a sinistra Via delle Cantine, non vi potete sbagliare, le vedrete grandiose aprirsi al piano terra di un palazzo signorile, si narra che fossero così abbondanti di vino da spegnerci un incendio nel 1315!

Il solo pensiero vi rende ebbri? Allora preparatevi, perché la vista che vi si aprirà dall'arco di Via Appia, vi lascerà ancora più storditi! E' uno dei più noti punti di vista sulla Conca e borgo Sant'Angelo.


Qui il gioco per i bambini è contare gli scalini, fino alla Via dell'acquedotto. Sono 153, ma tranquilli il nostro itinerario prevede che li compiate solo in discesa!
Ad un certo punto lungo la scalinata sulla destra vale la pena fermarsi a cercare la postierla della Conca. E' un cunicolo, freddo e buio, usato in epoca etrusca come accesso pedonale, in epoca medievale come conduttura dell'acquedotto, ancora successivamente come neviera invernale. Per i bambini è come una caccia al tesoro, si accorgeranno di esserci vicini, avvertiranno una variazione di calore, aria fredda e umida che segnalerà loro la vicinanza della postierla!



Immaginatevi il viaggio affascinante dell'acqua che da Monte Pacciano, arrivava alla Fontana Maggiore lungo questo acquedotto, sul cui dorso oggi noi passeggiamo! E' la via pensile più caratteristica di Perugia! Una delle più divertenti per i piccoli! Si cammina sopra le arcate medievali, le case ai lati hanno accesso alla via con piccoli ballatoi, sembra trovarsi dentro l' illustrazione di una fiaba fantastica. Da quassù scorgi variopinti tetti a tutte le altezze, rigogliosi orti nascosti,  angusti interni abitati da persone di tutte le nazionalità. E' bello ed eccitante!



Giunti in fondo, un giorno a Perugia, non sarebbe perfetto se non si continuasse l'esplorazione di Corso Garibaldi fino al Cassero e al tempietto di Sant'Angelo.

Ma forse sarà arrivato il momento di una pausa pranzo, noi in genere ci fermiamo Dal mi cocco. E qui permettetemi un tocco di dialetto: p'esse sicuri de trovà l'posto saria mejo de prenotà. Il menu è stagionale, fisso, varia giornalmente, costa solo 13 euro comprende un piccolo antipasto, due primi piatti tipici molto abbondanti, (noi oggi abbiamo avuto tagliatelle ( dette anche maccaroni) e gnocchi essendo giovedì), arrosto misto, panzanella, dolce  e liquorino (Vin Santo). Il pane è a la contadina, la torta cotta n'tol testo, la pasta fatta in casa. Vi assicuro che c'arnirete!
Dal mi cocco è un posto storico, inossidabile, frequentato anche da molti perugini, facilmente individuabile al civico 12 di Corso Garibaldi per la presenza di piccoli stickers gialli ovali che tempestano muri, pali, maniglie, porte ogni angolo, segnalando la vicinanza del ristorante!




Dopo una mangiata del genere, non vi azzardate ad imboccare la vicina Via dei Barutoli! Nel nostro dialetto perugino i barutoli sono capriole, ruzzoloni. Si tratta di una delle più scoscese vie a gradini, letteralmente a prova di barutoli!


Meglio rimanere sul Corso Garibaldi e dedicarsi alla sua visita.

Corso Garibaldi ci riserva storie popolari, povere, proletarie, patriottiche e strampalate!

La prima che vi voglio raccontare è quella dell'attiguo bordello di Via del Poeta, qui fino alla Legge Merlin era zona di note case chiuse. Oggi le rimane un po' quel fascino sgarrupato e popolano.

Poi c'è l'ospedale dei Poveri, al numero 84 di Corso Garibaldi. Dalla fine del Duecento fino  a pochi decenni fa, nella sua pregiata sala a 3 navate si trovavano distesi letti per chi non ne aveva.

Corso Garibaldi è una via ospitale, sull'architrave di una casa più in alto fate leggere ai bambini una frase in latino, il cui significato loro non faticheranno ad apprezzare: TVMQVODCVQUE è tua qualsiasi cosa!



Fra queste case semplici nascono e muoiono anche eroi mazziniani e garibaldini: Luppattelli, Miliocchi. Qui si animarono lotte operaie e scioperi, alla ex-fabbrica Saffa che faceva fiammiferi e che si trovava quasi in cima al Corso, presso il monastero benedettino di Santa Caterina, occupato dai primi del Novecento dalla fabbrica. Insomma un borgo guerriero, non a caso, spada alata sopra un fuoco rosso è il simbolo del rione!

Giunti  a questa altezza noi abbiamo deviato per Via della Pietra perché volevamo visitare il complesso del convento di San Benedetto, ora è la sede dell'Adisu, agenzia per il diritto allo studio universitario, ma è stato sede della prima adunanza storica della loggia massonica dei Muratori e svariate altre destinazioni. Il suo campanile è visibile da lontano…e dalla Via dell'Acquedotto Davide lo aveva anche disegnato; lo riconoscerete subito per la sua forma a cipolla.























Si ritorna poi sul tragitto principale, su, su fino all'ultima via, la più lontana: Via Persa.

Ad arricchire il pomeriggio di questo giorno perfetto a Perugia in compagnia dei bambini, la visita alla bottega del liutaio Winfred Mayer.





Basta entrare dolcemente nella sua bottega ricca di tanti piccoli oggetti preziosi e magici e…ascoltare la sua storia. Con molta pazienza illustra come nasce un violino da un tronco d'albero per mezzo delle sue mani. 300 ore di lavoro. Anni di esperienza. Winfried inizia a fare il falegname a 16 anni in Germania, negli anni 80 arriva in Umbria e frequenta una scuola per liutai a Gubbio. Diventa insegnante e la sua passione lo porta a donare il tempo del racconto a chiunque entri per la sua porta. Fa toccare gli strumenti ai bambini, li fa suonare, fa capire come nasce il suono, come si perfeziona. Bisogna conoscere tante discipline per fare il liutaio: l'acustica, la fisica, la chimica, la matematica, la botanica..e chissà quante altre che ignoro!


Il pomeriggio scorre veloce, sul far della sera sarà bello salire sulla torre del cassero di Porta Sant'Angelo, buttare l'occhio ancora oltre, sul limitare estremo di Perugia, fuori dalla cinta muraria, per poi discendere e immergersi nel fascino del Tempio di Sant'Angelo. E' una chiesa posta quassù sulle mura, anche lei a difesa della città, all'angelo guerriero dedicata. E' a pianta circolare, di stile romanico, le colonne interne sono di sicuro riuso, data la loro varietà.





La giornata a Perugia sta per concludersi, si ripercorre a ritroso Corso Garibaldi, senza dimenticarsi di andare a giocare al Parco Sant'Angelo. Si apre una breccia sulle grigie mura e un grande macchia di verde esplode ai nostri occhi. E' un parco su un terreno scosceso, siamo sul vallone del Bulagaio, è fatto a gradoni che si raccordano, faceva parte dell'agro di pertinenza della città medievale coltivato a olivo e orto. Oggi oltre agli olivi è ricco di specie da frutta, fiori, piante aromatiche ..è un giardino profumato, colorato, vissuto, curato da volontari e cittadini.



C'è solo un'ultima chicca che vogliamo consigliare a chi si appresta a trascorrere una giornata a Perugia: Via dell'Oro n. 2. la trovate a sinistra quando sarete di nuovo in fondo a Corso Garibaldi. Come scritto con un dito sulla polvere della targa della via…qui vive felice e beato colui che della vita ne capisce da quando è nato! Si tratta di Vittorio Gorini, morto nel 2006, personaggio eclettico e surreale perugino, libero pensatore, folle creatore…un archetipo collettivo per chiunque sia nato in questa città!

Benvenuti a Perugia!



martedì 10 giugno 2014

Perugia, viaggio nel quartiere.

Il nostro viaggio nel quartiere nasce da un'idea di Housetrip che ci contatta e ci chiede di raccontare la nostra città. Così oggi alle 8:26, dalla stazione ferroviaria di Ponte San Giovanni, montiamo in un treno a un solo vagone tutto colorato con molti graffiti, direzione Perugia Sant'Anna.

Saliamo in centro storico percorrendo le scalette di Sant'Ercolano, nonostante la salita…è sempre un gioco bellissimo fare la gara di corsa, contare gli scalini e ricordare la storia di Sant' Ercolano e dell'invasione di Perugia da parte degli Ostrogoti!

In un attimo siamo già di fronte all'Antica Latteria di Perugia, in Via Oberdan, per il nostro consueto maritozzo con la panna.
Qui vale veramente la pena per l'ottima panna montata a mano, per conoscere la storia della latteria, un posto autentico!
Francesco prepara la nostra colazione e ci racconta che la latteria risale all'anno 1925 quando alcuni facoltosi Perugini produttori di latte decidono di iniziare a vendere anche i derivati del latte prodotto nella propria cooperativa: formaggi, burro, ricotta e panna.
Nel 1974, quattro fra i più capaci lavoratori rilevano l'attività e la portano avanti fino ai giorni d' oggi, Francesco è figlio di Umberto Olmati, ultimo dei 4 soci.
 Sulle maioliche originali risalenti al 1930 si legge: L'uso di latticini è fattore di lunga vita, con questa consapevolezza, la pancia piena e i baffi sporchi di panna partiamo per il nostro itinerario di trekking urbano.

Punto di partenza: Piazza IV Novembre, non poteva essere diversamente, ma non ci soffermiamo sulla piazza principale e pieghiamo subito per Via Calderini e poi a sinistra in Via Volte della Pace. Si tratta di una delle vie più caratteristiche della nostra città perché è coperta da arcate a volta a crociera che seguono il percorso curvilineo delle sottostanti mura etrusche. La percorriamo fino a sbucare in Piazza Piccinino.
Qui si trovano il noto pozzo etrusco e palazzo Sorbello, ma noi ci soffermiamo sulla Chiesa della Compagnia della Morte, in particolare sul portale.
Il nome incuriosisce i bambini, come fa a piacere a qualcuno la morte ? e il portale richiama la loro attenzione per la presenza al centro del simbolo di Perugia, il grifo, sormontato da altri 3 importanti stemmi di vari prelati, papi e cardinali influenti nella nostra città nel periodo del 1500-1600.

Così i bambini aprono il loro taccuino da viaggio e iniziano a riprodurre il simbolo della città, il grifo dal corpo di leone, la testa e le ali d'aquila.

Questa suggestione di simboli, con vari significati tutti riconducibili alla funzione di identificazione collettiva ci porta un'idea giocosa: fare una specie di caccia al simbolo nascosto, nella vicina Piazza Danti.
I bambini scovano in un istante due rilievi ai lati del palazzo del Turreno, all'angolo con Via del Sole e Via Bartolo, raffiguranti una mano che tiene delle spighe di grano.
Qui infatti, nei sotterranei della rocca del Monmaggione, si trovavano i magazzini del grano, grano e farina che in epoca medievale arrivavano dai campi e dai mulini sul Tevere attraverso la via regale che da Porta Sole partiva e arrivava ad Assisi passando per Ponte San Giovanni; un asse viario già utilizzato dagli etruschi e dai romani.
Sulla Piazza Danti si trova il terzo lato del duomo di Perugia, oggi è martedì e come ogni martedì sulle scalette del duomo, da questa parte nascosta, c'è il mercato delle terracotte!
Poi c'è il Turreno, cinema/teatro, purtroppo chiuso dal 2010 e di infelice destino (diventerà un centro commerciale), ma con una storia importante che voglio che i bambini conoscano.

Fu inaugurato nel 1891, come teatro dei nuovi ceti, realizzato su un struttura portante in ghisa e ferro, che sostituiva una precedente in legno. Ospitò la prima rappresentazione cinematografica nel 1896 e vi furono anche  i fratelli Lumiere!


Adesso saliamo ancora alla parte più alta dell'acropoli: il monte del Sole. Qui i bambini decidono di andare a visitare la biblioteca comunale Augusta, entriamo e chiediamo se qualcuno può raccontarci qualcosa; la biblioteca è frequentatissima ma ciononostante ci vengono illustrate molte cose interessanti per dei bambini nativi digitali! Il confronto fra gli archivi a schedari che occupano svariate sale e il sistema a banche dati digitali lascia  a bocca aperta i bambini, e che meraviglia quando la bibliotecaria illustra loro che l'Augusta ha un a torre libraria di 7 piani, e che accanto alle ultime novità…si possono consultare anche fonti antiche, monoscritti e documenti storici! La biblioteca di Perugia è un luogo accessibile e interessante anche ai piccoli! Anche se non ha una specifica sezione a loro dedicata, i ragazzi trovano interessante il fatto in sé della ricerca bibliografica, della classificazione e catalogazione, una sorta di stratificazione diacronica delle conoscenze!

Usciti dalla biblioteca ci divertiamo a fotografare, questo è uno dei punti più panoramici e ci si possono passare delle ore ad osservare dal primo piano all'orizzonte. Siamo in Via delle Prome e andando verso Piazza Rossi Scotti si accede ad una delle gemme più nascoste di Perugia: il giardino dell'Usignolo. Questo giardino, di pertinenza del Palazzo Rossi Scotti, è proprietà privata e accessibile solo di sera ( è un lounge bar), pertanto rubiamo qualche scatto con la macchina fotografica oltre il cancello. Ci piace tanto questo posto segreto di Perugia che si affaccia sui contrafforti della fortezza, apre sulle mura medievali del borgo di Sant'Antonio e giù fino al verde vallone e agli azzurrati lontani appennini.
Ora saliamo ancora  a Piazza Michelotti e proseguiamo per via dell'Aquila, che si chiama così perché è la più in alto, quota 493 s.l.m.

Questa via stretta ci porta alla piazzetta San Severo, la piazzetta ove si trovano l'omonima chiesa nonché la cappella affrescata da Raffaello e Perugino. Entriamo armati di diari, matite, pennelli, acquerelli intenzionati a copiare l'opera…naturalmente chiediamo l'autorizzazione all'operatrice museale e avvisiamo che potremmo impiegarci un bel po' di tempo.

Prima di cimentarci nella riproduzione di qualche particolare, occorre un'attenta osservazione dell'opera, l'unica di Raffaello a Perugia: una Trinità. E' realizzata su commissione nel 1505, lasciata incompiuta è terminata dal maestro di raffaello, Pietro Vannucci.


L''opera è perfettamente suddivisa in due registri sia fisicamente che per autore, nello spazio contenuto all'interno di un ampio sesto acuto Raffaello dipinse la Trinità affiancata da due angeli e dai santi Mauro, Placido, Benedetto, Romualdo, Benedetto martire e Giovanni, come indicato dai nomi sotto di loro; mentre nel registro inferiore, Perugino dipinse allineati altri 6 Santi: Scolastica, Girolamo, Giovanni Evangelista, Gregorio Magno, Bonifacio e Marta.  A dividere questa processione di Santi si trova una piccola nicchia contenente una scultura in terracotta risalente alla fine del Quattrocento.


L'attenzione dei bambini è catturata dalle due figure degli angeli che incorniciano il Cristo e dalla piccola scultura di terracotta, come fossero tre fuochi prospettici. Terminata la nostra opera, con molta soddisfazione, essendo più volte venuti a vedere l'affresco e avendo ogni volta colto un particolare diverso, ci possiamo dedicare alla conclusione del nostro itinerario in zona Porta Sole, appena usciti possiamo scorgere di fronte a noi, affissa sul muro delle case, una targa con i verso con cui Dante descrive il nostro territorio nel canto XI del Paradiso:


Intra Tupino e l'acqua che discende 
del colle eletto dal beato Ubaldo, 
fertile costa d'alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo 
da Porta Sole; e di rietro le piange 
per grave giogo Nocera con Gualdo.




Mi viene in mente un'espressione tipica perugina riferita al vento di Tramontana che noi chiamiamo tramontanina quando "pela" particolarmente…oggi, però, è una giornata in cui Perugia sente molto caldo! Ma noi la tramontana ce l'abbiamo dentro e non ci facciamo scoraggiare dal caldo, andiamo in Via della Viola!
Scendiamo fino all'arco dei Gigli e giù per la via Sdrucciola ci catapultiamo nella nostra Social Street perugina: Via della Viola per l'appunto.
Questa via è molto cara ai bambini, la frequentiamo spesso per l'intensa vita culturale che dal 2012 è animata dall'associazione di quartiere Fiorivano Le Viole: una cellula di resistenza creativa nella città che ci richiama spesso con la sua bellezza, l'interesse per il cuore, l'intelletto, l'incoscio.




Effettivamente, la via e le relative traverse fino a Via dei Cartolari, rappresentano una vetrina della creatività, un intreccio di diverse abilità, storie, personaggi, idee …camminando ti ritrovi al centro di una installazione virtuale e reale, prendono coraggio le tue idee, che tu sia grande o bambino! Facilmente entri ed esci nelle botteghe artigiane, i piccoli negozi, tutto è diffuso e più condivisibile. Qui si trova la Perugia capitale della cultura e dell'ispirazione, ed è così che ci piace concludere questo viaggio nel quartiere.

Non ci resta che rifocillarci … le campane suonano le 12, riattraversiamo la piazza IV Novembre che nel frattempo si è affollata di turisti e giù per Via Maestà delle Volte andiamo alla Bottega di Perugia in Piazza Morlacchi.
Praticamente riempiamo, con la nostra ingombrante presenza, la piccola bottega, ci accomodiamo al banco e assistiamo alla sapiente preparazione di un tagliere di salumi e formaggi rigorosamente locali.

L'oste si chiama Cristian è uno dei 3 soci dell'attività, molto gentile e affabile con i bambini…cosa che non sempre riscontro quando vado in giro con i miei figli. Molti si innervosiscono alla vista dei bambini, pieni di pregiudizi e luoghi comuni, Cristian invece sembra contento di chiacchierare con loro, mentre affetta e prepara. Ci dice che i salumi sono prodotti direttamente dalla macelleria di uno dei soci: è la macelleria Burico di Castiglione del Lago. I formaggi provengono invece da Bettona, il pane è doverosamente sciapo, non si transige!
Nel frattempo entrano molti giovani studenti che si vengono a prendere un panino per il pranzo, molti non sono umbri, molti stranieri e mi fa sorridere il fatto che Cristian debba descrivere loro i salumi, così familiari a noi! Coppa, capocollo e ciauscolo necessitano di maggiori informazioni per i più! Intanto posso curiosare e fare domande, sui vini, sulle birre, anche questi prodotti localmente e noto piccoli particolari: libri, frasi, oggetti, nomi che denotano una cultura del cibo e della peruginità molto spiccata. Una tipicità ricercata ma non eccessiva, non artefatta, né cafona, né scicchettosa, insomma un posto senza etichette! Ci piace!
La degustazione ci mette di buon umore, con leggerezza spazzoliamo via un abbondante tagliere di salumi come se fossimo nel pieno dell'inverno quando invece fuori è scoppiata una torrida estate.

Il sole picchia in Corso Vannucci e esige una sosta per un gelato.
Ci fermiamo in un angolino di Piazza della Repubblica, al Gambrinus; quì, da che io lo conosco, c'è sempre stato un gelataio.
Ora c'è Matteo Carloni, a farlo tutti i giorni: il gelato! I gusti alla crema o alla frutta sono prodotti a regola d'arte e anche gli stecchi, i ghiaccioli, le granite sono artigianali. Niente coloranti, niente surrogati… gelato in purezza!

Di questo posto, mi piace anche il capannello di persone che si forma davanti al locale, proprio all'inizio di Via Bonazzi, fresco, disordinato e colorato!

Ultimissima sosta, prima di tornare alla stazione ferroviaria di Sant'Anna, sono i Giardini Carducci. Posto ideale per giocare a nascondino, mentre io mi posiziono lì, al solito posto, al parapetto dal quale la vista è una delle più belle d'Italia, come diceva Sandro Penna: in fondo in fondo…si indovina che il corso finirà su l'infinito!
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