Il mio proposito, al di là di ogni retorica, è far conoscere ai miei figli storie, luoghi e patrimoni che conservano la memoria recente della Resistenza nella nostra regione ( e non solo!). Per questo ieri ho preso sù la guida e mi sono recata con i bambini in uno dei luoghi narrati, nel comprensorio folignate-nocerino, ad Annifo, sul limitare del Parco Regionale della Palude di Colfiorito. Qui ho cercato di ripercorrere a piedi lo scenario delle vicende che hanno portato al grande rastrellamento di Collecroce nell'aprile 1944. Le dinamiche preparatorie e successive a questo terribile episodio sono perfettamente ricostruite nel volume Tracce di Memoria, così dopo qualche ricerca google-maps ecco che troviamo facilmente la sterrata che si sviluppa, a monte della carrozzabile, da Annifo all'abitato di Colle Croce. Da queste parti era di stanza il battaglione Goffredo Mameli della
Brigata Partigiana Garibaldi, questi luoghi erano considerati sicuri fino al marzo del 44, quando si assistette ad un lento ma inesorabile aumento della condizione di allarme. Erano avvenuti pochi giorni prima altri rastrellamenti nei dintorni e l'uccisione, per mano di 2 fascisti del posto, del partigiano Tiburzi, di pattuglia sulla strada che da Collecroce scende a Sorifa. Insomma, il rastrellamento era nell'aria, ed è per questo motivo che vennero messe due sentinelle all'inizio della curva all'ingresso del paese di Collecroce. All'alba del 17 aprile inizia l'infermo con uno scontro a fuoco fra le sentinelle Tesauri e Coccia e il reparto tedesco … arrivato, pensate, a piedi.
Siamo sugli 800 metri circa di altitudine, in faccia abbiamo il monte Pennino che chiaramente doveva apparire anche al tempo come una possibile via di fuga e imboscamento, ma la piana sottostante, oggi silenziosa, bella e simpaticamente coltivata a toppe, doveva essere molto pericolosa; così scoperta e ampia risultò fatale a molti ragazzi che non ce la fecero a salire sul Pennino o a discendere giù per il vallone che porta a Bagnara, Castiglioni, Mosciano; sono rimasti così sotto il tiro degli uomini del presidio tedesco Romolo Rondelli, Joseph Besonces, marocchino dell'esercito francese, ex prigioniero di guerra, Giuseppe Giunti, Walter Fritz, disertore della Wermacht unitosi ai partigiani, Pietro Corsari, studente di soli 17 anni.
Durante la nostra escursione, leggiamo i dettagli di questa storia, ci figuriamo sempre più la scena, passo passo, fino a che non scorgiamo da lontano Collecroce. L'ultimo tratto di percorso è in mezzo ai campi, scendiamo sulla carreggiata proprio in prossimità della curva in cui morirono per primi le sentinelle Coccia e Tesauri. Qui si trova una lapide, che diventa per i bambini luogo di pellegrinaggio spontaneo, dopo aver ascoltato tutta questa tragedia.
Penso all'infinità di croci, edicole, lapidi, monumenti di cui è costellata la nostra regione per lo stesso motivo, non sempre ho riflettuto sul valore che questi hanno per chi è stato testimone dei fatti, per le popolazioni, per noi che non c'eravamo e che abbiamo bisogno di ricordare, di sapere!
All'ingresso del paese di Collecroce è stato come entrare nella scena di un teatro. Visitiamo il monumento ai caduti, seduti continuiamo la lettura di cosa accade quando i tedeschi entrarono in paese.
Ad aiutarci in questa sorta di drammatizzazione, arriva un vecchietto che abita nella prima casa del paese. Leggendo il nostro testo guida deduco sia un Dominici o un Berardi o un Angelini, non ho chiesto per pudore. Ci accoglie con una gioia contagiosa, entusiasta di vedere i bambini. Entra subito in contatto con loro e gli racconta i suoi ricordi della mattina del 17 aprile 1944: lui aveva 12 anni, l'età del più grande dei miei figli. Il suo racconto è prezioso per noi, le immagine arrivano precise e vivide. Costretto ad assistere al rastrellamento, la sua casa e la stalla date alle fiamme, la madre che chiede pietà per la casa. Ci dice che davanti al lavatoio vengono radunati degli ostaggi, ci descrive la paura, era scalzo ricorda ma non sentiva più niente!
Poi cambia discorso e con grande naturalezza ci porta vicino alla sua casa, scampata dall'incendio, ci fa conoscere la moglie e ci regala le uova delle sue galline che razzolano ignare per il paese. Il suo saluto è emblematico: salute e libertà!
Ci lascia a bocca aperta!
Giosuè lo guarda come se fosse un eroe epico incarnato nel corpo di un signore di 82 anni.
Durante questa escursione ho ricevuto tantissime domande da parte dei bambini. Non a tutte ho saputo rispondere.
Così il tempo è andato via velocemente e sono arrivate le 12.00, tempo di incamminarci per la strada del ritorno. Era mezzogiorno anche il 17 aprile 44, quando il reparto SS Polizei Regiment 20 lasciava Colecroce, dopo aver seminato morte e distruzione e si avviava verso il prossimo obiettivo: Morsciano.
Ripercorrendo a ritroso il cammino, siamo meno ansiosi, ci godiamo ulteriormente il paesaggio del Piano del Colle e del Pennino, e possiamo imitare, in questa stupenda giornata di sole, di vento e avvolgente natura, quel gesto di LIBERTA' di quella figura slanciata e stilizzata con le braccia alzate posta al centro della piazzetta di Collecroce.
Per saperne di più: Tracce di memoria. Guida ai luoghi della Resistenza e degli eccidi nazifascisti in Umbria. Tommaso Rossi. Editoriale Umbra.
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Sulla mappa digita: Collecroce PG
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