Mi piace tanto fare escursioni a Monte Malbe, in varie stagioni dell'anno; vado e inseguo i miei ricordi di bambina.
Fino ai primi anni 80 a Monte Malbe, in località Monte Pulito, ci viveva in una bellissima casa rurale la mia bisnonna con quello che rimaneva della sua grande famiglia colonica, la bisnonna Ida deteneva ancora un contratto agricolo di mezzadria con il proprietario del podere, un contratto che è durato fin a quando la legge italiana lo ha permesso, dopodichè, lo ricordo ancora benissimo, dovette ottantenne abbandonare la casa in campagna e trasferirsi in città a Perugia, morendo quasi subito dopo.
Fino a quel momento io ho potuto andare quasi tutte le domeniche a "scuola di ruralità" nella casa di Monte Malbe della bisnonna. Tutto quello che so di pratico e contadino lo ho imparato lì: la raccolta dei funghi, la raccolta degli asparagi, le erbe selvatiche, andare a fare la macchia ( raccolta della legna), la cucina tradizionale umbra ( la torta al testo, la torta di pasqua, la macellazione del maiale) e ancora i segreti della vigna, la raccolta delle olive, tutto quello che conosco di alberi, arbusti e animali da cortile e del bosco... Anche la mia passione per la geologia credo sia iniziata lì, amavo la terra rossa di Monte Malbe dalla quale uscivano fuori bei ciottoli bianchi, più tardi avrei imparato che si
trattava di scaglia rossa e calcari. Racconta mia madre che quando da piccola, tornando a casa da Monte Malbe di sera, mi si apriva davanti il paesaggio illuminato della città di Perugia adagiata sui suoi colli, dicessi sempre: "Pugia mia!" (Perugia mia!).
Insomma amo Monte Malbe.
L'itinerario che ho fatto sabato mattina parte dal Colle della Trinità, arriva al Romitorio di Monte Malbe, ossia all'eremo di San Salvatore e continua ad anello ( lato Corciano) sino a ritornare al punto di partenza.
Il romitorio, agli inizi degli anni settanta, da bambina, era ridotto ad un cumulo di materiali ricoperti di erbacce, oggi è completamente restaurato.
Abbiamo iniziato il percorso dall'ingresso di Colle della Trinità poco sopra al camping il Pettirosso, il primo paesaggio che si ha è di tipo agricolo, giunti al Podere Le Trosce, si lascia la casa colonica sulla destra e si entra nel bosco di lecci. La selva di Monte Malbe è bella e generosa. All'inizio si segue il sentiero n.2 delle Trosce, poi si trova una deviazione per il Romitorio, dopo aver attraversato un canalone torrentizio (che potrebbe essere anche una dolina), ci si imbatte in una troscia: espressione della formazione calcarea del monte, un piccolo invaso di acqua di sorgente alla quale si dissetano gli animali. L'uomo è intervenuto facendo dei piccoli
muretti e un arco di tenuta. Alzando gli occhi ecco che si scorgono non lontane le mura del romitorio.
L'ultima volta ci eravamo stati in inverno provenendo dal lato opposto del monte per il quale adesso ci siamo tornati indietro completando la passeggiata.
L'eremo si può osservare solo da fuori, furtivamnete possiamo scattare qualche foto tra la recinzione.
Ogni volta che ci vengo non ci vedo mai nessuno dentro, mi domando, perchè tenerlo chiuso, perchè i camminatori non possono goderselo?
Questa è la storia dell'eremo:
un documento conservato nel monastero di Fonte Avellana ricorda come giorno di consacrazione della piccola chiesa all'interno contenuta il 22 febbraio e la sua dedicazione ai santi Salvatore, Maria, Giacomo, Cristoforo e Nicola; incerto, però, è l’anno. Nel 1139 l’eremo è comunque annoverato tra i beni della congregazione del monastero di Santa Croce di Fonte Avellana, nella Diocesi di Gubbio. Frequentato in seguito dai cosiddetti “fraticelli”, noti anche con l’appellativo di “fraticelli eretici”, e successivamente dai frati francescani di Perugia, nel 1507 tornò in possesso dei monaci di Fonte Avellana. Nel 1523 fu aggregato agli olivetani di Monte Morcino, fino alla metà del XVI
secolo quando tornò ancora in mano degli avellaniti. Nel 1569, anno in cui la congregazione venne soppressa, fu declassato da priorato a semplice commenda. Alla fine dell’Ottocento il complesso era ancora annoverato tra le spettanze del Seminario vescovile di Perugia finché, già al principio del XX secolo come beneficio semplice, viene acquistato da un possidente locale...che lo tiene pressocchè sempre chiuso.
Va beh, è bello anche venirci così, noi in genere ci fermiamo presso le mura a fare uno spuntino e spesso ci mettiamo a fare un disegno dal vivo di alcuni particolari che possiamo vedere magari arrampicandoci un pò...
Poi ripartiamo.
Il sentiero ci porta fuori dalla macchia, all'interno della quale in inverno facciamo sempre scorpacciate di corbezzoli ( in perugino le piante dei corbezzoli le chiamiamo "lalleroni"), adesso è tutto un fiorire di ginestre, cisto, rosa canina, prugnolo...
Si spunta fuori sulla strada che in salita ci riporterà alla sommità del Colle della Trinità: il punto di partenza. Corciano è di fronte, quasi a ricordarci che il territorio di Monte Malbe è anche suo e non solo di spettanza di Perugia. La storia ci dice che se lo sono conteso dal 1200 al 1800. Un tempo doveva essere una importante fonte di risorse: legno, calce, carbone, prodotti del sottobosco, e poi tutto il periodo della mezzadria che dopotutto ha permesso una buona conservazione del paesaggio agricolo.
La prossima volta vi racconto di altri itinerari a Monte Molbe.
Varie foto di escursioni al Romitorio di Monte Malbe
martedì 18 giugno 2013
lunedì 3 giugno 2013
Cannara di fiori colorata!
Lo scorso fine settimana il centro storico di Cannara si è vestito di fiori per celebrare, come da tradizione, la festa del Corpus Domini.
E' una festa interessante l'Infiorata di Cannara, anche per chi non vuole considerarne l'aspetto religioso.
Un'esperienza sensoriale, una manifestazione artistica, un evento di grande valenza sociale.
Cospargere le strade con petali di fiori per onorare il passaggio del Corpo di Cristo è un'usanza antica che a Cannara risale al 1826.
Quella di Cannara è l'infiorata più antica dell'Umbria.
Ma il primo tappeto policromo realizzato secondo precisi disegni, quindi non solo un casuale spargimento di fiori, avvenne più tardi, nel 1950 in Via Ettore Thesorieri per opera del signore Mario Preziotti. Da allora gli abitanti di Cannara cercano di mantenere viva questa tradizione e arricchirla di anno in anno raffinando le tecniche realizzative.
La prima volta che sono entrata in contatto con la comunità cannarese dedita all'opera della realizzazione delle infiorate era il 2004 e avevamo appena avviato la nostra avventura imprenditoriale della Tana Libera Tutti.
Siamo entrati da stranieri a Cannara, al lavoro in ostello, nessuno di noi del posto, nei giorni della preparazione della festa, ricordo le scatole di petali variopinti disposti al sole ad asciugare ad ogni angolo del paese, ricordo il lavorio di bambini e anziani nei fondi e
cantine, la mia curiosità di osservarli nei loro gesti sapienti, con strane attrezzature spela-fiori, ricordo l'orgoglio con cui l'infioratore Fausto, uno dei primi cittadini cannaresi che ci è stato vicino, ci raccontava e dimostrava come si fà con bacche fiori, infiorescenze e bozzetti.
Sono passati un bel pò di anni, la nostra esperienza d'impresa sociale nel paese è maturata e mutata tante volte assieme alle persone che ne sono state protagoniste, ma il momento della festa delle infiorate rimane sempre emotivamente coinvolgente, come quella prima volta in cui ci siamo trovati travolti dentro.
Travolgenti sono gli stimoli sensoriali: i colori, i profumi, i suoni. Mille sfumature di giallo, rosa, rosso, verde, viola; odore di finocchio selvatico, rose, camomilla...e tante voci del paese dedito all'opera, poi la musica della banda, e il chiacchiericcio degli avventori.
Ci sono maestri infioratori che ne hanno fatto una vera arte, un sapere oramai ben codificato: c'è chi lavora il fiore fresco realizzando soprattutto disegni geometrici, chi il fiore secco ottenendo polveri sottili con cui si possono riprodurre fedelmente soggetti pittorici in notevole dettaglio.
Ma questi artisti infioratori non possono prescindere dai semplici collaboratori, il popolo, diverse generazioni fianco a fianco, che disegnano la strada con i gessi, bagnano con l'acqua, dispongono i petali o preparano qualcosa da mangiare nella lunga notte di sabato in cui si realizzano i tappeti.
L'infiorata è una grande opera popolare dove ogni cittadino fornisce il suo contributo, sì possiamo proprio dirlo, ogni cittadino!
Questo grande senso di identità collettiva mi ha sempre colpito e nel nostro lavoro di "albergatori sociali" abbiamo sempre cercato di narrarlo ai nostri viaggiatori, molte volte ci ha fatto sentire esterni, diversi, intesi come "altri", non posso nascondere la fatica di fare i conti con questo aspetto!
Ma ancora insistiamo nel cercare di interiorizzare i più bei elementi dell'entità collettiva cannarese e lo facciamo, studiando la storia, osservando, curiosando, entrando nelle case degli artisti, nei musei, parlando con tutti, raccontando tutto quello che impariamo agli ospiti che vengono a dormire in ostello o a mangiare in ristorante.
Non è anche questa una sfida? Ecco, anche noi con semplicità vi facciamo vedere attraverso queste foto cosa è...la "nostra" Cannara, la Cannara in cui abbiamo deciso quasi 10 anni fa di intraprendere, cambiare e aprire un pò le menti, includere...e c'è chi lo chiama solo turismo!
Sabato sera - la preparazione
Domenica - l'opera realizzata, la processione e una passeggiata per il paese
E' una festa interessante l'Infiorata di Cannara, anche per chi non vuole considerarne l'aspetto religioso.
Un'esperienza sensoriale, una manifestazione artistica, un evento di grande valenza sociale.
Cospargere le strade con petali di fiori per onorare il passaggio del Corpo di Cristo è un'usanza antica che a Cannara risale al 1826.
Quella di Cannara è l'infiorata più antica dell'Umbria.
Ma il primo tappeto policromo realizzato secondo precisi disegni, quindi non solo un casuale spargimento di fiori, avvenne più tardi, nel 1950 in Via Ettore Thesorieri per opera del signore Mario Preziotti. Da allora gli abitanti di Cannara cercano di mantenere viva questa tradizione e arricchirla di anno in anno raffinando le tecniche realizzative.
La prima volta che sono entrata in contatto con la comunità cannarese dedita all'opera della realizzazione delle infiorate era il 2004 e avevamo appena avviato la nostra avventura imprenditoriale della Tana Libera Tutti.
Siamo entrati da stranieri a Cannara, al lavoro in ostello, nessuno di noi del posto, nei giorni della preparazione della festa, ricordo le scatole di petali variopinti disposti al sole ad asciugare ad ogni angolo del paese, ricordo il lavorio di bambini e anziani nei fondi e
cantine, la mia curiosità di osservarli nei loro gesti sapienti, con strane attrezzature spela-fiori, ricordo l'orgoglio con cui l'infioratore Fausto, uno dei primi cittadini cannaresi che ci è stato vicino, ci raccontava e dimostrava come si fà con bacche fiori, infiorescenze e bozzetti.
Sono passati un bel pò di anni, la nostra esperienza d'impresa sociale nel paese è maturata e mutata tante volte assieme alle persone che ne sono state protagoniste, ma il momento della festa delle infiorate rimane sempre emotivamente coinvolgente, come quella prima volta in cui ci siamo trovati travolti dentro.
Travolgenti sono gli stimoli sensoriali: i colori, i profumi, i suoni. Mille sfumature di giallo, rosa, rosso, verde, viola; odore di finocchio selvatico, rose, camomilla...e tante voci del paese dedito all'opera, poi la musica della banda, e il chiacchiericcio degli avventori.
Ci sono maestri infioratori che ne hanno fatto una vera arte, un sapere oramai ben codificato: c'è chi lavora il fiore fresco realizzando soprattutto disegni geometrici, chi il fiore secco ottenendo polveri sottili con cui si possono riprodurre fedelmente soggetti pittorici in notevole dettaglio.
Ma questi artisti infioratori non possono prescindere dai semplici collaboratori, il popolo, diverse generazioni fianco a fianco, che disegnano la strada con i gessi, bagnano con l'acqua, dispongono i petali o preparano qualcosa da mangiare nella lunga notte di sabato in cui si realizzano i tappeti.
L'infiorata è una grande opera popolare dove ogni cittadino fornisce il suo contributo, sì possiamo proprio dirlo, ogni cittadino!
Questo grande senso di identità collettiva mi ha sempre colpito e nel nostro lavoro di "albergatori sociali" abbiamo sempre cercato di narrarlo ai nostri viaggiatori, molte volte ci ha fatto sentire esterni, diversi, intesi come "altri", non posso nascondere la fatica di fare i conti con questo aspetto!
Ma ancora insistiamo nel cercare di interiorizzare i più bei elementi dell'entità collettiva cannarese e lo facciamo, studiando la storia, osservando, curiosando, entrando nelle case degli artisti, nei musei, parlando con tutti, raccontando tutto quello che impariamo agli ospiti che vengono a dormire in ostello o a mangiare in ristorante.
Non è anche questa una sfida? Ecco, anche noi con semplicità vi facciamo vedere attraverso queste foto cosa è...la "nostra" Cannara, la Cannara in cui abbiamo deciso quasi 10 anni fa di intraprendere, cambiare e aprire un pò le menti, includere...e c'è chi lo chiama solo turismo!
Sabato sera - la preparazione
Domenica - l'opera realizzata, la processione e una passeggiata per il paese
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