Comincio a chiedermi cosa e chi sto cercando. Forse Annibale non è un uomo, è una malattia. E noi siamo solo gli ultimi di una processione di allocchi venuti in pellegrinaggio su queste pietraie alla ricerca del nulla. Così attacca Paolo Rumiz nel primo capitolo del suo libro "Annibale Un viaggio" e più o meno così la pensavo anche io prima di domenica scorsa quando ho effettuato con la famiglia il percorso annibalico al Trasimeno nei pressi di Tuoro: un itinerario storico archeologico effettuabile a piedi o in bicicletta attraverso i campi che furono teatro dell’epico scontro tra romani e cartaginesi nel giugno del 217 a.c. durante la seconda guerra punica.
Ci andiamo perché Giosuè lo ha appena studiato a scuola e … quale occasione migliore per fargli condurre la visita?
Siccome si tratta di un circuito di 16 km, per prima cosa studiamo come tagliarlo un po', avendo a disposizione solo mezza giornata, senza danneggiare la forza evocativa dei luoghi che hanno reso celebre questo mito.
Alla fine decidiamo di percorrere l'itinerario così:
partenza dal paese di Tuoro sosta 10, segue la tappa 11 e poi a ritroso le tappe dalla 4 alla 9 seguendo l'anello di Sanguineto. In ogni piazzola di sosta ci sono 3 pannelli informativi in 4 lingue: un pannello riporta la mappa del circuito e la localizzazione attuale, in un altro ci sono immagini con approfondimenti scritti che riportano le fasi della battaglia e aiutano a calarle nel paesaggio attuale ( praticamente quasi intatto da 20
secoli), l'ultimo pannello mette a confronto, mediante delle infografiche, le 4 teorie principali sulla Battaglia ( Brizzi-Gambini, Susini, Fuchs-Pareti-De Sanctis, Nissen). Noi ci siamo meno interessati a quest'ultimo aspetto prettamente scientifico, mentre ci è piaciuto di più credere al mito, pur sapendo che qualche cosa poteva essere solo una leggenda; se ci crediamo capiremo, come dicevo nel titolo parafrasando le parole di Rumiz! Ci piacciono le narrazioni che questi luoghi riecheggiano da secoli e perché dovremmo non crederci? In fondo sono solo un pretesto per viaggiare nella memoria e questo è esattamente quello che in genere si cerca in un viaggio!
Al centro del paese di Touro per chi …avesse bisogno di una ripassatina sulla vicenda storica, si trova il centro permanente di documentazione sulla battaglia del Trasimeno, noi lo abbiamo trovato chiuso, sicuramente siamo piombati lì troppo presto di mattina..ma per fortuna c'avevamo Giosuè fresco di studi che ci ha introdotto nella cornice storica della battaglia, così siamo partiti in camminata esercitando anche l'immaginazione.
La passeggiata è superba, inutile dirlo, dal punto di vista naturalistico e le storie che si scoprono su questa vicenda molto interessanti e curiose, così provo a trarre qualche considerazione.
Intanto i romani, guidati da Flaminio, cadono in un'imboscata del tutto prevedibile, chiunque osservando da quassù la geografia del Trasimeno e delle sue colline capirebbe che sono un tenaglia naturale …ma i romani ci sono entrati dentro trovando la morte in 15 mila su 25 mila, proprio qui nella piana tra il lago e le colline.
Le truppe romane avvolte nella nebbia del mattino proprio non dovevano averci capito nulla di quanto stesse succedendo. I cartaginesi li attaccarono scendendo dalle colline, e fù una confusione massima!
Alla sosta 7 ( il punto in cui Annibale sferrò l'ordine di attacco) mi è venuto proprio da ridere, (sarò crudele a tifare per i cartaginesi?) da quassù i cartaginesi dovevano aver avuto ampia e bella vista sulla colonna romana che stava costeggiando la riva del Lago! Perché la trappola di Annibale avesse avuto successo, era necessario che la colonna dell'esercito romano fosse stata il più allungata possibile ed interamente esposta all'attacco, da quassù li avranno visti sfilare uno ad uno al Malpasso ( sosta 2, un imbocco stretto alla riva del lago) ed entrare nella più grande imboscata della storia militare: la loro! Solo un fesso poteva entrarci! Leggendo cosa ci racconta Rumiz del suo viaggio accompagnato direttamente dal professor Brizzi, sembrerebbe esserci una spiegazione: secondo Brizzi i romani in guerra erano leali, ritenevano che in battaglia non si dovessero fare trucchi, ci si schierava in campo aperto e si combatteva e basta; Annibale, invece, essendo cartaginese era intriso di cultura greca, e per lui l'astuzia era una virtù di guerra. Giosuè conferma questa teoria, mi dice: "i cartaginesi erano furbi!" e così anche io avvaloro la tesi del Brizzi!
I romani non solo si trovarono in svantaggio numerico( i cartaginesi erano 60 mila mercenari fra cartaginesi, galli e iberici), ma per di più i due consoli che li guidavano ( Flaminio e Servilio) erano distanti tra loro e incapaci di collaborare, Servilio doveva essere arrivato a Foligno oramai ( percorrendo proprio la via Flamina fatta costruire dal collega), mentre Flaminio si trovava da solo al Trasimeno. Un grave errore che gli costerà la vita insieme ad altri 15 mila dei suoi!
Flaminio venne ucciso in combattimento nella piana del Trasimeno ( sosta 6) da un guerriero insubro dell'esercito cartaginese partito a testa bassa verso di lui. Ducario si chiamava: un gallo. Secondo Livio fu lui a riconoscerlo nel mezzo della confusione della battaglia ( 85 mila persone che combattono corpo a corpo!) e a trafiggerlo. Livio scrive anche che gli taglio la testa.
Dicono che la salma sia rimasta in mano ai romani e seppellita nei pressi del Trasimeno, ma ti pare che in zona non ci sia da nessuna parte un reperto archeologico di questa tomba? Per me ha fatto la fine degli altri: spogliato dell'armatura, arso nelle camere di combustione per mano degli abitanti del posto che manco lo avranno individuato in mezzo agli altri corpi ( migliaia e migliaia tra romani e cartaginesi).
Alla tappa 9 si possono vedere questi forni di cremazione, fatti realizzare da Annibale vittorioso per "ripulire" la campagna dai corpi. Si chiamano ustrina. Se ne vedono le imboccature, sono scavati sotto terra, prevedevano un fuoco sulla base sottoterra e sulla imboccatura una griglia di legno sulla quale adagiavano i corpi che bruciavano insieme al legno.
Per noi questa è stata l'ultima tappa del percorso, dalla tappa 9 siamo ritornati al centro di Touro.
Dopo questa prima esperienza, sarebbe interessante seguire il cammino di Annibale in qualche altro luogo del Mediterraneo e continuare ad approfondire il mito e il contromito dell'imperialismo romano di ieri e di sempre: un bel viaggio!
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