giovedì 25 aprile 2013
Camminata sulle tracce della Brigata proletaria d'urto San Faustino
Quest'anno il 25 aprile lo abbiamo festeggiato così: alla scoperta della zona operativa della "Brigata Proletaria d'Urto San Faustino", la formazione partigiana nata già dal settembre del 43 nella zona di Pietralunga.
Organizzo questa escursione per i miei bambini, studiando molto bene e documentandomi con testi e foto in modo che per loro possa essere semplice immaginare questi giovani alla macchia, le loro facce, le loro azioni, le vicende. Ho chiesto aiuto all' ANPI di Pietralunga, che sapevo aveva organizzato già in passato questa escursione sui sentieri della resistenza, e ho ricevuto da Matteo Truffelli precise indicazioni sull'itinerario, così stamattina siamo partiti con il programma di percorrere da Montebello a Morena i sentieri usati dalle staffette per la consegna degli ordini fra i gruppi di Montebello, Cairocchi e Morena.
Ci troviamo quasi al confine con le Marche, si vedono vicinissime le vette dell'Appennino umbro-marchigiano oltre le quali al tempo operava la V Brigata Garibaldi, da qui si controllavano importanti linee viarie così la brigata San Faustino sin dall'inizio si dedicava ai sabotaggi, alle interruzioni stradali, agli attacchi ai presidi della milizia fascista della zona.
Lasciamo la macchina a Corniole, una località fra Pietralunga e Cagli. Da qui saliamo a piedi fino a Montebello, un colle su cui si adagia perfettamente nascosta una casa: il rifugio dei ragazzi di Montebello.
Qui c'è tempo per leggere qualche storia e riportare nel nostro diario alcune parole, quelle iscritte nella targa posta a memoria.
Poi scendiamo, è tempo di incamminarci in direzione della località di Morena. Morena, frazione nel comune di Gubbio, è stata la seconda sede della Brigata , subito dopo l’arresto, a San Faustino, del principale promotore della Brigata il perugino Bonucci Bonuccio. Da Morena partivano gli ordini per i vari gruppi. A Morena i partigiani potevano contare sull'aiuto di un prete, il "prete bandito" Don Marino Ceccarelli.
Proprio su questa fetta di territorio si concentrarono i rastrellamenti delle truppe tedesche tra marzo e maggio del 1944, con gli alleati già attestati su posizioni non distanti dalla piana di Gubbio. La furia nazista colpì uomini, donne e ragazzi innocenti, incontrati per strada mentre tornavano dai campi e trucidati davanti alle proprie famiglie. Il borgo contadino di Morena fu dato alle fiamme, proprio per ritorsione contro i partigiani di don Marino. Neanche la chiesa fu risparmiata. Don Marino riuscì a fuggire, scampando un destino terribile, visto che i tedeschi minacciavano di volerlo appendere sulla croce del cimitero della sua frazione. E' morto da pochi anni: noi andiamo a vedere cosa resta di queste storie a Morena.
Il percorso è piacevole ( 7-8 km), qualche strappo di salita, ma del tutto affrontabile anche dalla nostra formazione ( 2 adulti, 4 bambini di cui 1 con passegino).
Il paesaggio ci cattura letteralmente, scesi dalle Corniole, dopo circa 1 Km, prendiamo una strada imbrecciata sinuosa che ci conduce in un operoso paesaggio agricolo, scorgiamo il vecchio mulino e poi su fino al paese.
Sulla starda troviamo un amico: un cagnolino che ci accompagnerà poi per tutto il ritorno. Sicuro di sè ci porta alla chiesa, eccola, ora perfettamente ricostruita, purtroppo non troviamo nessuno che ci racconta dal vivo le storie e allora ci sediamo nel prato e le leggiamo e disegnamo con gli acquerelli.
Non so se sono riuscita a far capire qualcosa di questa grande storia della Resistenza Altotiberina ai bambini, però ci ho provato, e adesso che scrivo e guardo ancora le foto di questi ragazzi della San Faustino, penso che c'è ancora un pò di onore nell'essere italiani.
Tutte le Foto dell'escursione
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A proposito di Don Marino Ceccarelli, ho recentemente letto le sue parole riportate sul libro Tracce di memoria - Guida ai luoghi della resistenza e degli eccidi nazifascisti in Umbria di Tommaso Rossi http://www.editorialeumbra.it/libri_dettaglio.asp?id_libro=644314 . Diceva, a proposito della mattina del 7 maggio 1944: Ero pronto per partire dalla chiesa, ma prima di uscire sono andato in sacrestia a nascondere il calice. Appena entrato, accanto ai muri che si affacciavano all'esterno, ho sentito parlare una lingua che non capivo. "Sono arrivati i tedeschi", mi sono detto. Il mitra non era adatto per fuggire e allora presi due rivoltelle e sei caricatori di riserva in tasca. Come esco, arriva una scarica di mitra che non mi prende e allora...ho fatto fuoco anch'io con due rivoltelle. Finiti tutti e due i caricatori, prima di muovermi ne ho messi su atri due nuovi, ho tirato su la veste da prete annodandola a mezza vita, ho ricoperto il collarino e via, mi sono diretto verso le Marche.
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